MONiTOR Italia
  • Home
  • temi
    • culture
    • iniziative
    • italia
    • lavoro
    • migrazioni
    • recensioni
    • rifiuti
    • sanità
    • scuola
  • città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
  • foto
    • fotoreportage
    • fotogallerie
  • autori
  • edizioni
  • napoli MONiTOR
culture
29 Settembre 2017

I LUOGHI DELLA MUSICA – Una notte blues al vico Quercia

Antonio Mastrogiacomo antonello orlando, benevento, la bestia carenne, la terza classe, luigi de cicco, model label, music melody bar, napoli, piazza risorgimento, san pietro a majella, vico quercia, watermouth
(disegno di chiara tirro)
(disegno di chiara tirro)

Si respira una bella aria in quel dell’MMb, il Music Melody Bar in vico Quercia. Non metto piede in questo locale dall’onomastica cangiante da svariati anni. Per il resto, il posto resta lo stesso, ma più curato: uno spazio davvero accogliente per ospitare concerti con un numero non troppo elevato di partecipanti. Condizione che si è fortunatamente verificata il 22 settembre scorso, quando sul palco sedevano due chitarristi, Luigi De Cicco e Antonello Orlando. Gli orari previsti per la vita musicale notturna napoletana di solito si concentrano nelle due ore tra le 23 e l’1. Si tratta di orari che incoraggiano la religione del far tardi per una certa cultura dei bivacchi che nel centro storico della città riscrive quotidianamente le proprie notti bianche. Ci sono un po’ di persone; per molte si tratta di un ritrovarsi dopo tempo.

Luigi è stato il primo volto amico al tempo dell’intervallo, quando frequentavamo il liceo Giannone di Benevento, la struttura che domina piazza Risorgimento tirata su da Piccinato durante il fascismo. Nel quarto d’ora di libertà vigilata s’incontravano gli altri che non fossero i propri compagni di classe. Luigi seppe che suonavo il sassofono e mi prese sotto la sua ala. Bando ai ricordi, da quel giorno di musica ne ha fatta tanta e ritrovarlo a Napoli è stata l’occasione per notare come alle volte sia più importante mettersi in ascolto del tempo trascorso che della musica ascoltata. Luigi sta al blues come “le figliole” stanno alla pizza fritta: entrambi nel tempo hanno cambiato il proprio repertorio pur restando fedeli alla tradizione. Presenta il suo ultimo lavoro, Watermouth, disco uscito nel 2017 per la New Model Label.

Antonello Orlando è il suo compagno di avventure. Si sono incontrati in jam session clandestine al San Pietro a Majella, quando il controllo sugli esterni non era esercitato in modo tanto ferreo dagli addetti. E suonavano, suonavano, suonavano per ingannare il tempo che il povero Antonello era costretto a veder passare prima che si attivassero i corsi regolamentari. Legandosi l’uno all’altro hanno prodotto tanto insieme: si sono ritrovati finanche in un gruppo, La bestia Carenne, regalando agli ascoltatori piccoli pezzi senza parole quali Carmando (dall’ EP Ponte, 2013). Insomma, ne hanno fatta di strada, anche da soli, e stasera si ritrovano dopo tanto tempo.

Le due diverse sonorità s’intrecciano alla grande, alle volte in botta e risposta, altre volte l’uno costruisce all’altro lo spazio di un’improvvisazione misurata. Spiccano i volumi. I brani mancano di voce, di un parlato che sappia in qualche modo avvicinare il pubblico. La sala fumatori, a un tempo, risulta la più affollata, tra chi gioca a Shangai e chi si rimette all’incontrollabilità di Pes. Le voci alle volte superano il sonoro; forse è un peccato ma neanche troppo. Siamo pur sempre sulle quaranta unità, un numero di persone appropriato alla vivibilità del posto. Certo, non è dedicato esclusivamente alla musica, ma si pone quale locale che offre anche la musica. Luigi e Antonello ci danno dentro con molta cura: in poche parole, si emancipano dalla forma song per farsi una suonata.

Il grado di affiatamento è alto, un po’ come i gemelli Derrick alle prese con la catapulta infernale. La figura del solista viene eclissata nel duo che professa solo altezze e ritmi. Stanno decisamente a loro agio e controllano la scena. Il flusso musicale si origina dal campo del blues per non rimanerne ancorato; evolve assecondando sonorità diverse che giocano col leitmotiv di un’ambientazione che sfugge alla catalogazione data la natura cangiante. Certo che funziona usare il corpo di una chitarra per ricavarne una percussione, specie se è amplificata, soprattutto quando guadagna delle risonanze estemporanee.

C’è una seconda parte che vede altri amici che tornano a suonare insieme. Giuseppe di Taranto prende il posto al centro, mentre il grande ventilatore anni Ottanta cambia l’aria in circolo. Peppino è un cantante la cui forza sta nella semplicità. Polistrumentista incredibile, stavolta la sua voce anima l’esecuzione di Cecchino, un brano estratto dall’ultimo album della bestia Carenne, Coriandoli (Bulbart Works, 2017). Luigi controlla con parsimonia la sua agenda ma a volte non può esimersi da una scrollatina per capire a che punto è il programma. Poi sale sul palco Biagio Daniele, armonica della Terza classe, un gruppo di napoletani che fa la spola tra il vecchio e il nuovo continente esprimendosi a buoni livelli. E così, dalla prima parte più improvvisativa si passa a forme un po’ più cristallizzate, la cui esecuzione avvicina il pubblico prima un po’ più sulle sue – e forse anche la bella voce di Luigi aiuta in questo. Finisce con una jam cui partecipa anche il sassofonista Amedeo, animando un quartetto davvero genuino che su blues del secolo scorso fa muovere un po’ tutti, soprattutto quei due americani un po’ alticci che usano lo spazio circostante come piccola sala da ballo.

L’una è passata da un po’ ma non riesco ad andare via: un biliardino mi richiama prepotentemente al gioco. Ed è subito ancora più tardi. (antonio mastrogiacomo)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Licenziamenti di massa e accordi tombali. Un presidio contro i padroni del porto
Next Article Lo sparo nella notte, martedì al Perditempo

Related Posts

  • E lucevan le stelle, un progetto fotografico sulla cooperazione nella salute mentale

  • Arte pubblica, disciplinamento sociale e ipocrisia

  • Ascoltate quello che i malati hanno da dire. Su Stranieri a noi stessi di Rachel Aviv

  • Un cuore affamato. Oroscopo di Foucault 2024

Leave a Reply

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SOSTIENI!

Lo stato delle città / LA RIVISTA

NEWSLETTER

Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy.

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Fotoreportage

Storie Disegnate

Napolimonitor.it 2006 > 2015

Lo stato della città / IL LIBRO

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor è ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele De Deo 63/a, 80134 – Napoli) – info: redazione@napolimonitor.it

MONiTOR Italia
© Copyright 2015. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left