Hebe de Bonafini, storica leader delle Madres de Plaza de Mayo, è morta domenica scorsa a La Plata all’età di 93 anni. Stefano Gallo era nella piazza in cui le Madri si ritrovano ogni giovedì ininterrottamente dal 1977, anno in cui cominciarono a chiedere conto della sorte dei loro figli, sequestrati e fatti sparire dalla dittatura.
La pioggia ha iniziato a battere in Plaza de Mayo e molte persone si riparano sotto i grandi alberi che qui a Buenos Aires si trovano dappertutto. Intorno al monumento alla patria un gruppo continua a camminare formando un anello in continuo movimento. Quelli senza ombrello o alcune madres troppo anziane per prendere l’acqua aspettano di lato, ogni tanto un applauso di incoraggiamento. Si notano gli striscioni di H.I.J.O.S., la rete nazionale che porta avanti la lotta contro l’impunità dei responsabili delle trentamila morti e sparizioni durante la dittatura. Tre ragazzi in vacanza da Israele chiedono cosa stia succedendo, non capiscono se quello che vedono in piazza ha a che fare con il giorno della Soberanía Nacional, la festa che oggi celebra la resistenza argentina contro inglesi e francesi.
La grande bandiera di fronte alla Casa Rosada è calata a mezz’asta e mi chiedono se sia per la morte di Hebe de Bonafini. Non so rispondere. Intanto la pioggia si è fermata e il cerchio intorno al monumento si sta ingrossando. Arrivano sempre più persone e partono i cori: Como a los nazis les va a pasar: a donde vayan los iremos a buscar! Entra tra gli applausi un’enorme bandiera colorata delle associazioni travestis-transgéneros: Madres de la Plaza, los travestis te abrazan! Il canto riprende uno degli slogan più ripetuti e amati: Madres de la Plaza, el pueblo las abraza! Seduta su una panchina una signora spiega che stasera ci saranno ancora più persone e domani ancora di più, verranno da tutta la capitale per abbracciare Hebe. I cori non si fermano: Ahí vienen los hijos, que grosso que está!
Intanto però ricomincia a piovere e a tirare vento: pare che la primavera in Argentina sia così.
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