In seguito alla prima guerra di rivoluzione universale del lontano 2180, nella galassia terrestre si assistette alla disgregazione improvvisa del pianeta Nervenheilanstalt. Dall’esplosione del grande pianeta si formarono tanti piccoli satelliti, apparentemente molto diversi l’uno dall’altro, ma che in realtà conservano ancora la materia base del pianeta originario.
Uno di questi è il pianeta Volk.
Su questo pianeta, popolato da sole sette persone regna la pace e l’armonia, nonostante gli abitanti vi siano capitati in maniera puramente casuale. Chi non conosce questa storia potrebbe pensare che si tratti di una vera e propria famiglia sia per l’affetto e la simpatia che regna fra loro, sia per l’attaccamento che provano per il pianeta in cui sono stati mandati a vivere, dove ognuno si è creato un piccolo spazio in cui esprimere al meglio i tratti della propria personalità.
La pace di questo pianeta viene però turbata ogni giorno dall’arrivo di una guardiana terrestre, che atterrando sul pianeta con maestria, facendo forti giri di chiave e senza chiedere permesso, entra e inizia a compiere il proprio dovere: consegna agli abitanti contenitori pieni di coloratissime pillole che devono assumere davanti ai suoi occhi, apre e chiude sportelli togliendo e restituendo beni, dà compiti da svolgere a tutti e soprattutto regolamenta l’accesso a bevande alla caffeina e inalazioni di sigarette in maniera rigidissima e categorica, fornendo e gestendo tutto il capitale di Volk, sia umano che materiale!
Le giornate sul Pianeta Volk scorrono tutte nella stessa maniera – caffè, terapia, sigarette, pulizie, pranzo, terapia, riposo, spesa, cena, terapia, letto – e ogni sera, quando la terrestre lascia i volkigiani loro si lamentano del fatto che dopo poco si saranno addormentati a causa della massiccia dose di terapia serale che ogni sera assumono alle 20, e che alle 5 del mattino saranno già svegli e dovranno attendere l’arrivo della terrestre per oltre tre ore prima di potersi gustare un caffè per iniziare la giornata con il piede giusto.
Ma una notte, stanchi di dover sottostare a questa regola, si riuniscono in una lunga riunione che, come i terrestri gli hanno insegnato, attraverso il metodo del problem solving gli permetterà di elaborare e mettere per iscritto una proposta il cui oggetto titola: PROPOSTA DI AUTOGESTIONE PER IL CAFFE’.
“Dopo lunga discussione in cui ogni membro di questa comunità ha preso parola ed esposto la propria opinione, ci riteniamo in grado e in diritto di poter autogestire il caffè per affrontare il risveglio e l’attesa dell’arrivo della terrestre. Chiediamo che la sera ci venga lasciata una quantità di caffè tale da poter preparare una moka e saremo noi a decidere quando prendere il caffè la mattina. L’assemblea vota all’unanimità per l’autogestione del caffè al risveglio”.
Firmato: gli abitanti del pianeta Volk.
Quando arriva la terrestre il mattino seguente le espongono la loro proposta, ma l’operatrice terrestre risponde che non è in suo potere prendere una così importante decisione e che l’avrebbero dovuta sottoporre al Comitato dei Poteri Universali. Il potente comitato fa però sapere che li avrebbe ricevuti, per discutere della proposta, non prima di un mese.
Passò un interminabile mese in cui le giornate si ripeterono tutte uguali. Sveglia, visita, pillole, caffè, sigarette, fine caffè, fine sigarette, letto. Sveglia, visita, pillole, caffè, sigarette, fine caffè, fine sigarette… E nessuno, né i volkigiani né la terrestre, fece più parola dell’accaduto. Ma finalmente arrivò il grande giorno e i volkigiani eccitati andarono verso il grande incontro che li attendeva con il Comitato dei Poteri Universali e partirono per il pianeta Terra.
Arrivati, vestiti di tutto punto, sul grande pianeta vennero ricevuti dall’importante comitato, che dopo aver ascoltato l’arringa rispose in maniera sbrigativa che avrebbe fatto sapere!
Così i volkigiani, delusi per la risposta e amareggiati per il trattamento ricevuto, tornano sul pianeta Volk, rassegnati al proseguire di questo ingiusto destino.
Ma come mai due banalissimi cucchiaini di caffè stavano causando tanti problemi ai poveri volkigiani?
Questa è una delle tante storie che racconta la quotidianità delle istituzioni post-manicomiali, luoghi in cui – nonostante la presunta deistituzionalizzazione – vengono costantemente contati i soldi in tasca, le sigarette, i beni personali alle persone che ci vivono e dove inoltre viene controllato e regolamentato spazio e tempo di vita.
Quando si parla di psichiatria si pensa subito ai dispositivi più evidenti, per primo quello farmacologico, si pensa al Trattamento Sanitario Obbligatorio dove istituzione psichiatrica e forze dell’ordine intrecciano i loro poteri, oppure a luoghi chiusi come lo sono i 329 SPDC nel nostro paese per un totale di 4.039 posti letto, di cui solo 19 sono a porte aperte e dove non si legano le persone. Ma il controllo quotidiano da parte di tutte le figure che operano in salute mentale è pane quotidiano, e non evento straordinario.
Per questo motivo abbiamo deciso che questa storia andava raccontata e socializzata, perché queste subdole pratiche vengano conosciute da tutti. A chiunque può capitare di inciampare, viste le dure prove a cui questa società razzista, indifferente e individualista ogni giorno ci sottopone. Ma la soluzione non può essere la punizione. (sara manzoli)
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