In una parte del Balôn di Borgo Dora si riuniscono centinaia di raccoglitori di oggetti, straccivendoli, carrettieri che svuotano solai. A fine dicembre il Comune ha ordinato di spostare dal quartiere questa sezione di mercato. La delibera impone che dal 19 gennaio i venditori – governati dall’associazione ViviBalôn – debbano esporre le merci a nord, vicino al cimitero monumentale. I mercanti hanno reagito con un assembramento spontaneo sotto il Comune sabato 5 gennaio e con un nuovo presidio di protesta il venerdì successivo. Quel giorno, tra i manifestanti che bloccavano il traffico, ho incontrato Claudia che ogni sabato vende oggetti sparsi all’imbocco di via Andreis. Mi ha mostrato alcuni fogli di quaderno su cui aveva steso un discorso da rivolgere alla sindaca Chiara Appendino. Ho trascritto così le sue parole mai pronunciate:
«Buongiorno a tutti, As-salāmʿalaykum!
«Il Balôn è un punto di riferimento di tutti i mercanti che passano a Torino. Il Balôn è un mercato che è sviluppo di aggregazione e risorsa di materiali di recupero. Vivere di recupero in un pianeta di sette miliardi di abitanti è strategia urbana. Ogni persona qui presente è in gran parte responsabile a salvare il pianeta dal consumismo urbano.
«Non siamo qui a salvare il Balôn, perché questo è composto dalla istoria di ogni singola persona itinerante, che ha da raccontare perché il Balôn è esistenza viva. L’ottanta per cento di queste persone che sono associate all’associazione ViviBalôn non votano, non fanno parte della politica sporca di questo paese. L’associazione non ha un vincolo politico ed è rappresentativa di ogni singola persona.
«Il vostro partito ha specificato il Fanculo Day come espressione politica e adesso per lei è ora di andare a fottere. Lei dice che chi non ha voglia di lavorare deve dimettersi, è ora che lei si dimetta. Perché lei, non può permettersi di togliere la sopravvivenza a più di ottocento famiglie che sopravvivono di materiale di recupero».
Claudia viene dal Brasile e ha la forza di trascinare: giorno dopo giorno è diventata un punto di riferimento per molti. Gli straccivendoli hanno deciso di violare la delibera e venerdì 18 gennaio hanno allestito un presidio notturno per difendere i loro spazi nel quartiere. Hanno acceso due fuochi – uno vicino al Maglio e uno in piazza San Pietro in Vincoli – e hanno atteso l’alba. Alle quattro di mattina di sabato 19 gennaio i mercanti hanno steso le stuoie: il Balôn s’è tenuto come sempre, e nonostante l’ingiunzione della giunta Appendino. Il giorno dopo Claudia ha raccontato una storia degli eventi dalla delibera fino alla notte dei fuochi:
«Il 27 dicembre il Comune decide di spostare il mercato gestito dall’associazione ViviBalôn, un mercato che rappresenta più di quattrocento operatori, espositori di materiali di recupero. Pochi giorni dopo, alla fine del mercato, parte un corteo verso il Comune dove il transito viene bloccato e rimane in tilt finché gli operatori decidono di abbandonare via Milano…
«Nell’assemblea del 7 gennaio viene categoricamente respinta la chiusura del Balôn di via Andreis e di piazza San Pietro in Vincoli. Il 12 gennaio, durante l’ultimo mercato gestito in Borgo Dora dall’associazione ViviBalôn, tanti cittadini mostrano la loro solidarietà, ma spesso la loro è una solidarietà di borghesi che nasce su Facebook e non considera davvero chi è coinvolto nel mercato. Il rischio è che vi sia una strategia dove la povertà è usata per interesse politico.
«Ma i venditori – italiani e stranieri – alzano i toni e il 12 dicembre dichiarano che saranno disposti a presidi quotidiani pur di rimanere nel quartiere del Balôn. Contro lo spostamento del mercato sono disposti a fare le barricate! Il quartiere anarchico di Porta Palazzo si mobilita contro la speculazione dei borghesi e i loro calcoli matematici, contro la loro buona morale che in realtà è sfruttamento dei poveri. L’anarchia impone giustizia e da lunedì 14 si sparge la voce di un presidio tra operatori e compagni solidali. Sono giornate di freddo e tensione, ma piano piano si prende coscienza della responsabilità e si rifiuta la sottomissione psicologica che si aveva in precedenza. Tra tattiche di solidarietà, la musica anima il presidio e senza frontiere e confini si rimane cinque giorni. La stanchezza è tanta perché si combatte una guerra psicologica. Si annuncia una guerriglia urbana e si soffia sul fuoco per radio. Nella notte di venerdì nasce un mondo anarchico dove il mercato si autogestisce».
Ho copiato, qui, alcuni materiali per una storia di chi lotta «per la sopravvivenza». Mercoledì 23 gennaio Chiara Appendino ha annunciato ai giornali che “la giunta non farà passi indietro” e che “non si deve verificare, né tollerare, che avvenga nuovamente quanto avvenuto sabato scorso”. E invece il presidio si è ripetuto, i fuochi hanno riscaldato di nuovo la notte di gelo e alla luce dell’alba di sabato 26 gennaio il mercato era di nuovo vivo nel quartiere. In tarda mattina ho visto Claudia camminare decisa tra la folla e gli oggetti. Si rivolgeva a ciascun mercante: «Mercoledì 30 facciamo assemblea, alle sei di sera. Prima di andare via pulite tutto, non lasciate rifiuti in giro». Domenica Claudia si è espressa con queste parole:
«Il comune di Torino viene smascherato dai mercanti del Balôn. Il mercato autogestito smentisce il mito che si debba essere sottomessi a una legge di autorità, e obbedire. La libertà della vita lacera la delibera.
«La delibera è stata di fatto annullata da ogni singolo mercante che ha preso il posto della sua attività, in un contesto vissuto. Qui gli operatori ed espositori di materiali di recupero fanno la storia del mercato del Balôn, dimostrando che la volontà dell’amministrazione è carta straccia, un bluff.
«Una sindaca irresponsabile ha assunto un comportamento arrogante contro le vite altrui. Ha provato a mettere in soggezione l’attività di quattrocento operatori e più. Operatori che appartengono alla tradizione di un quartiere storico, orgogliosi della loro identità etnica e così forti da sottovalutare lo stress fisico e psicologico. Qui difendono la loro sopravvivenza attraverso il materiale di recupero. Da secoli si scambia il rifiuto urbano e questo tentativo del potere è figlio di una visione distorta, incapace di cogliere la realtà di ognuno di loro, di noi.
«Hanno tenuto aperto il mercato per ventiquattro ore, dimostrando alla società di non subire, di non essere vittime e di non cedere al conformismo. Il Balôn resiste grazie agli operatori che con la loro grinta trasformano il presidio in un atto di rebeldia, di sfida a questo potere. La comunità si autogestisce e non si lascia destabilizzare da un atto di terrore psicologico.
«Non esiste trattativa. Esiste solo il pericolo di disordini causati dallo stress fisico e psicologico dovuto alle scelte di un singolo individuo – la sindaca – così arrogante da voler dirigere una comunità sofferente. Questo degrado politico mostra la vera realtà del Comune: le loro leggi, i loro fogli di appuntamenti non servono a renderci liberi. Il presidio unito dei lavoratori propone una assemblea mercoledì 30 gennaio alle ore 18 in via Vittorio Andreis, davanti al Maglio, per la resistenza più ampia possibile: la resistenza di tutti coloro che devono difendersi.
«Una barricata al giorno è meglio che un giorno di elezione; e la ricerca dello zoccolo di Cenerentola è la ricerca di ogni operatore». (a cura di francesco migliaccio)
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