QUANTO RESTA DELLA NOTTE?
OROSCOPO DI FOUCAULT 2021
Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21)
ARIETE – Se provassimo a fare un bilancio di tutto quello che è accaduto in quest’anno tormentato e beffardo, cosa potremmo dire che resta di vita vissuta? Cosa resta delle zone rosse, delle distanze, delle mascherine e delle emergenze, delle rinunce e dei gesti mancati e ancora attesi? Quale bilancio si può trarre da un anno in cui abbiamo messo da parte il tempo migliore in attesa che venga un nuovo tempo? Direi che in quest’anno in cui abbiamo avuto poca scelta, almeno abbiamo perfezionato la nostra capacità di scegliere. Cosa, chiederete? Ha scritto Camus (lo so sembra Calvino, ma è Camus): “Orano, invece è apparentemente una città senza sospetti, ossia una città affatto moderna. Non è necessario, quindi, precisare il modo con cui ci si ama, da noi. Gli uomini e le donne si divorano rapidamente in quello che si chiama l’atto d’amore o s’impegnano in una lunga abitudine a due. Questo non è nemmeno originale: a Orano, come altrove, in mancanza di tempo e riflessione, si è costretti ad amarsi senza saperlo”. Secondo noi, quello che questo tempo ci ha insegnato – o di cui forse ha solo dato conferma – è che una lunga abitudine non sostituisce l’amore e la vita, perché l’amore e la vita perché siano tali devono essere frutto di consapevolezza. Questo tempo ci ha costretto a scegliere gesti, abbracci e persone da proteggere anche con la distanza. Resta la consapevolezza che, nonostante tutto, abbiamo scelto per vivere e non per rinunciare alla vita, restiamo noi abituati ad amare sempre senza abitudine.
TORO – Quanto vi sono mancati quei gesti che sapevate essere importanti, ma poi avete scoperto più che fondamentali? La passeggiata, l’incontro, la lunga chiacchierata a un caffè, la discussione accalorata per un libro, un film o anche una appassionata litigata per la politica? La verità è che siamo fatti di spazio, tempo e relazioni e fare a meno di queste cose – oppure essere costretti a modificarne il rapporto – è più di una ferita, è un dolore cronico con cui combattere ogni giorno. Eppure, in questo anno di battaglia, esilio e speranza, avete lottato e tessuto parole per innaffiare la vita quotidiana di relazioni e senso. Ha scritto Camus “che un mondo senz’amore era come un mondo morto e che viene sempre un’ora in cui ci si stanca delle prigioni, del lavoro e del coraggio, per domandare il viso d’una creatura e il cuore meravigliato dall’affetto”. Restano di questa lunga notte una domanda e un viso, il nostro cuore messo alla prova eppure ancora capace di meravigliarsi dell’affetto, e le prime luci di un’alba che si avvicina all’orizzonte.
GEMELLI – Ci sarà qualcosa di positivo in tutto quello che è accaduto o sta accadendo? Oltre la retorica delle bandiere, delle canzoni, degli eroi intendiamoci (con tutta la naturale ammirazione per infermieri e medici, sia chiaro) nel corso di questa guerra tutt’altro che finita abbiamo messo da parte qualcosa – un ricordo, una parola, un gesto che merita di essere conservato? A occhio e croce la risposta è no, non ne usciremo migliori né diversi, speriamo almeno di uscirne vaccinati. E se tutto questo serviva a ricordarci che il capitalismo fa schifo, grazie mille ma non avevamo bisogno di promemoria. Eppure, a guardare bene tra le città invisibili descritte da Calvino, ce n’è una, Lalage, che è in mezzo a una terra piatta e gialla, cosparsa di meteoriti e massi erratici. Da lontano si elevano “le guglie di una città dai pinnacoli sottili, fatti in modo che la luna nel suo viaggio possa posarsi ora sull’uno ora sull’altro, o dondolare appesa ai cavi delle gru”. I suoi abitanti hanno disposto questi inviti alla sosta perché la luna “conceda a ogni cosa nella città di crescere e ricrescere senza fine”. La luna riconoscente “ha dato alla città di Lalage un privilegio più raro: crescere in leggerezza”. E allora possiamo dire che se c’è qualcosa che non è stato intaccato da paura e DPCM è il vostro privilegio di saper crescere in leggerezza, anche in mezzo ai flagelli e alle sciagure. Come dire, “duri, senza perdere la leggerezza”.
CANCRO – Quest’anno ci è capitato più volte di rileggere questo passo di Camus a proposito delle persone alle prese con la peste: “…di conseguenza si costringevano a non pensare mai al giorno della loro liberazione, a non rivolgersi più verso il futuro e a tenere sempre, diremmo, gli occhi bassi”. Ecco, se dovessimo dire cosa di questo periodo terribile per il mondo vi ha più colpito, non avremmo dubbi. Questo essere costretti a camminare a occhi bassi, proprio voi capaci di trovare in uno spicchio di cielo o in mare all’orizzonte tutto il senso della vita. In fondo, se c’è un fiore che vi somiglia è il girasole, che può stare fermo piantato nello stesso punto ma che per crescere felice ha bisogno di seguire l’arco del sole nel cielo. Che fare, allora, quando rivolgersi verso il futuro sembra ancora impresa rischiosa e il presente non sembra offrire che spazi angusti? Non abbassate mai la testa, anche se quello che vedete di fronte a voi vi sembra solo prigione, scegliete sempre dei buoni compagni di evasione, ricordate che ogni fuga richiede sempre un piano ben elaborato. E per le lacrime versate e per quelle che restano, a memoria i versi di Panagulis: “Le lacrime che dai nostri occhi | Vedrete sgorgare | Non crediatele mai | Segni di disperazione | Promessa sono solamente | Promessa di lotta”. Ecco, delle vostre lacrime, fatene sempre promessa.
LEONE – Letizia Battaglia è una delle più importanti fotoreporter di Europa che ha raccontato la sua vita in una recente biografia. È autrice, in particolare, di scatti che hanno segnato la storia di Palermo e della guerra di mafia, foto che hanno documentato per anni vita, morte e speranze di una terra che cercava la propria salvezza. Quella della Battaglia non è stata affatto una vita semplice, sposata a soli sedici anni (senza abito bianco perché alle ragazze fuggite non era concesso indossare il vestito nuziale), è riuscita solo dopo diciotto anni a separarsi e a presentarsi nella redazione del giornale L’Ora proponendosi come fotoreporter, unica donna in un mondo tutto di uomini. Così, spinta dalla passione e dalla voglia di militanza civile e politica, a trentaquattro anni è cominciata la sua seconda vita. Tutto questo, penserete, è molto interessate ma cosa c’entra con il nostro futuro? C’entra per due motivi: il primo è perché il suo esempio ci rammenta che è sempre il tempo giusto quello che ci chiama a nuovi inizi e che viene un momento in cui non ci sono più virus, guerre e ostacoli che possano fermarci. Il secondo è che il libro ha un titolo bellissimo che vi suggeriamo prendere a motto per l’anno che si apre: Mi prendo il mondo ovunque sia. E all’amore al vostro fianco nel mondo possiate sempre dire, con le parole della Candiani: “Tu tienimi e io mi trasformerò in meraviglia”.
VERGINE – Durante una pausa della sua traduzione al confino, Antonio Gramsci ebbe modo di incontrare un altro detenuto (quanto meno simpatizzante comunista e lettore dei suoi articoli) che quando sentì pronunciare il suo nome ebbe uno scatto di meraviglia, evidentemente deluso di trovarsi al cospetto di un uomo di piccola statura e con una malformazione alla schiena. Ecco come lo stesso Gramsci racconta il dialogo: “«Gramsci, Antonio?». Sí, Antonio!, risposi. «Non può essere, replicò, perché Antonio Gramsci deve essere un gigante e non un uomo così piccolo». Non disse più nulla, si ritirò in un angolo, si sedette su uno strumento innominabile e stette, come Mario sulle rovine di Cartagine, a meditare sulle proprie illusioni perdute. Evitò accuratamente di parlare ancora con me durante il tempo in cui restammo ancora nello stesso camerone e non mi salutò quando ci separarono”. Direte: cosa ha a che fare tutto questo con l’oroscopo del 2021? Dipende, se la vedete dal lato del compagno di cella deluso, può essere un suggerimento per prendere bene le misure tra ciò che crediamo che la realtà debba essere e ciò che invece la realtà è davvero. Se invece la vedete dal lato “gramsciano” la morale è che è sempre difficile incontrare qualcuno che ci riconosca per come siamo, per quello che siamo (e che sia disposto a non farci pagare la sua disillusione) e che però se ne può anche ridere. Resta di questa lunga notte la sola regola che è indispensabile per arrivare all’alba: “l’ottimismo della volontà” contro il “pessimismo della ragione”.
BILANCIA – A cosa non abbiamo assistito negli ultimi mesi? Paura, panico, i toni arroganti di satrapi di provincia, il dolore delle separazioni, lo strazio delle vittime, spettacoli orrendi in televisione, delazioni, violazioni, anticorpi monoclonali per i ricchi e tachipirina per i poveri, teorie cospirazioniste e ottimismo da quattro soldi, governi incapaci e virologi rissosi. Tutto questo, purtroppo, non finirà subito, tuttavia è più vicino il tempo in cui riprenderemo il pieno possesso delle nostre vite. Come ne usciremo tutti, come ne uscirete voi? In fondo la domanda è questa qui. Ha scritto Saramago in Cecità: “Perché siamo diventati ciechi, non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscere la ragione. Vuoi che ti dica cosa penso? Parla. Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che vedono, ciechi che pur vedendo non vedono”. Forse semplicemente questo virus ci ha messo davanti agli occhi tutte le cose che conoscevamo, la diseguaglianza economica e sociale sempre più profonda, la logica del profitto che precede le vite delle persone, i tagli al welfare, alla scuola, ai trasporti e alla spesa sanitaria, l’egoismo e l’arroganza di chi ha molto, l’impotenza di chi non ha nulla. Ecco, tutte queste cose, che pure ci hanno sorpreso, le abbiamo davanti agli occhi da molti anni, eppure capita anche a noi di non vederle più, ciechi che pur vedendo non vedono. E allora ne dobbiamo uscire a occhi aperti, con curiosità e speranza per l’amore che si scorge nella vita che viene, con ostinata indignazione verso tutte le ingiustizie. Resta di questa notte, il nostro cuore così grande che basta agli occhi che sanno scorgere anche nel buio.
SCORPIONE – Molti anni fa, per meglio dire così tanto tempo che sembra un’altra vita, una persona molto cara mi regalò un libro (un libro di Foucault, of course) con su una dedica il cui incipit era: “Quale futuro ci raccoglierà?”. La domanda è risuonata spesso nella mia memoria e nelle cose scritte a proposito di oroscopi e di stelle. Avrei spesso voluto trovare risposta per quelle parole scritte in azzurro in un libro con copertina blu. Il fatto che questa persona fosse poi sparita, inghiottita in una vita parallela e distante, non ha significato, almeno per me, smettere né di volerle bene né di porsi la stessa domanda a ogni giro di anno. Quale futuro ci raccoglierà, quanto distanti saremo in quello che diventeremo da ciò che avremmo voluto essere? In quest’anno appena trascorso ho riscoperto questo passaggio di Etty Hillesum che scriveva, nel pieno della seconda guerra mondiale: “Il mio distacco esteriore aumenta di giorno in giorno per far posto a un sentimento interiore – la volontà di continuare a vivere e sentirsi legati per quanto si possa essere lontani uno dall’altro”. Ecco, nell’incertezza del tempo a venire, due cose mi sembrano davvero importanti: la prima è la volontà di continuare a vivere (e non accontentarsi di sopravvivere), la seconda è sentirsi legati agli affetti e alle passioni, non importa quanto lontani, così come alla ragazza o al ragazzo che dentro di noi ancora confidano di riconoscersi nel futuro.
SAGITTARIO – Come si costruisce il futuro quando tutto sembra lottare contro il futuro stesso? È complesso, per non dire quasi impossibile, decifrare i nostri desideri quando ci viene sottratta la possibilità di immaginare cambiamenti e movimenti, quando il coprifuoco impedisce di sognare per il giorno dopo. Allora bisogna scegliere con ancora più cura le parole per dire ciò che vogliamo veramente. Ha scritto Daniele Mencarelli (in Tutto chiede salvezza, uno dei libri più belli degli ultimi anni): “Una parola per dire quello che voglio veramente, questa cosa che mi porto dalla nascita, prima della nascita, che mi segue come un’ombra, stesa sempre al mio fianco. Salvezza. Questa parola non la dico a nessuno oltre me. Ma la parola eccola, e con lei il suo significato più grande della morte”. Tutto chiede salvezza, scrive Mencarelli. “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza, ma come? A chi dirlo?”. Cosa resta di questo tempo che manca alla fine della notte, cosa ci separa dalla luce del mattino? La consapevolezza che nessuno si salva da solo, che nessuno da solo può salvare tutti gli altri, che l’unica parola che può dare salvezza è quella che si accompagna al gesto, alla lotta e all’amore.
CAPRICORNO – Se quest’anno è stato difficile per tutti, per voi lo è stato il doppio, immaginiamo. Perché non è affatto vero che il mondo è un posto rotondo, ma è pieno di spigoli contro cui si urta in continuazione. In fondo questa pandemia ha messo in mostra alcuni degli aspetti peggiori dell’umanità, egoismo e stupidità prima di tutto e ha amplificato quella vostra caratteristica che non vi consente di vedere il bello se attorno c’è rumore o cose brutte. Nell’anno che viene non molto cambierà e quel poco non cambierà comunque in fretta. Non è questione di vaccini, ma di qualità umana e di un sistema economico che altro non riconosce che profitto e diseguaglianza. Eppure, come insegna Camus, anche nell’emergenza di una peste, c’è nel cuore posto per una vecchissima speranza che impedisce di lasciarsi andare. Questa speranza altro non è che ostinazione a vivere. Accompagnate questa ostinazione con buoni libri, buon vino e le giuste compagnie. Resta di questa lunga notte una sola lezione: vivere, nonostante tutto, e con ostinazione amare.
ACQUARIO – Nel 2021 compie settant’anni uno dei capolavori della letteratura contemporanea. È Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenaur (che immaginiamo abbiate letto, in caso contrario segnatelo tra le cose da fare quest’anno), pubblicato nel 1951. Ma un libro, si sa, nasce molto prima nel cuore di chi scrive. La Yourcenaur iniziò a lavorare al suo progetto tra il 1924 e il 1929, lo riprese e abbandonò più volte tra il 1934 e il 1939, anno in cui si trasferì negli Stati Uniti lasciando in Europa il manoscritto e i suoi appunti, decisa ad abbandonare per sempre l’idea. Poi, quasi dieci anni dopo, nel 1948 la Yourcenaur ricevette dalla Svizzera una sua vecchia valigia piena di lettere e carte di famiglia. Mentre scorreva e bruciava quei fogli “con persone dimenticate e che mi avevano dimenticato […] aprii quattro o cinque fogli dattiloscritti; la carta era ingiallita. Lessi l’intestazione: ‘Mio caro Marco…’. Di quale amico, di quale amante, di quale lontano parente si trattava? Non ricordavo quel nome. Mi ci volle qualche momento perché mi tornasse alla mente che Marco stava per Marco Aurelio e che avevo sotto gli occhi un frammento del manoscritto perduto. Da quel momento per me non si trattò che di scrivere questo libro a qualunque costo”. Resta ancora lunga l’attesa dell’alba, epperò è ogni giorno più vicina, e anche questo tempo sospeso finirà per restituirvi ciò che ha preso.
PESCI – Siete stati davvero bravi a superare ondate, timori, paure, mascherine, smart working e didattica a distanza, lamenti, accuse, complottismo, virologi improvvisati e mille altre cose ancora, riuscendo anche, in questo faticoso schivare, a fare comunità e mantenere vivi legami e affetti. Epperò si sa che il segno più sensibile dello zodiaco riesce a dare il meglio di se quasi in modo naturale in situazioni che a pensarci prima sembrano imprese impossibili. Di questa segreta capacità di sopravvivenza, un piccolo ingrediente lo conosciamo, è (rubando le parole a Camus) la somma di piccole cose che contano molto per voi senza nemmeno esistere per gli altri. Ha scritto Chandra Livia Candiani: “Ho l’anima di carta / prende fuoco per un nonnulla”. Ecco, su quella carta incidete con cura con parole indelebili e ignifughe liste di desideri, un paio di cose proibite, l’elenco di tutto quello a cui non siete più disponibili a rinunciare. Resta della notte quanto basta per scrivere con pazienza, ma fate presto in modo da non farvi sorprendere dalle prime luci dell’alba.
Le immagini dei segni sono disegnate da cyop&kaf
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