In occasione del terzo Forum sugli affitti organizzato dalla rete #RentStrikeRoma e tenuto sia online che dal vivo il 7 luglio, pubblichiamo questo articolo di Candice Bernd sulla situazione negli Stati Uniti, uscito il 2 luglio su Truthout.
Mentre la seconda ondata di Covid-19 si profila all’orizzonte, circa la metà delle moratorie statali sugli sfratti sono scadute o scadranno nei prossimi mesi. Il 25 luglio finirà anche la moratoria federale che impedisce gli sfratti di chi vive in case popolari pagate dal governo centrale. A peggiorare la situazione, il 31 luglio termineranno anche i sussidi speciali per i disoccupati stanziati dal Cares Act. Con la riapertura dei tribunali per gli sfratti in tutti gli Stati Uniti, il paese sta entrando nel primo stadio di una enorme crisi abitativa in cui potrebbero perdere la casa circa ventotto milioni di inquilini, facendo alzare la percentuale nazionale di senza tetto del quaranta o quarantacinque per cento per la fine dell’anno.
Questa crisi colpirà molto più duramente le persone povere e di colore (black or brown, NdT) che vivono in affitto in numero doppio rispetto ai bianchi. Il rapporto di un istituto di urbanistica ha calcolato che la metà degli affittuari adulti ha avuto problemi a pagare i canoni o le bollette da fine marzo a metà aprile, e che sono proprio gli affittuari di colore che dichiarano di aver tagliato le spese per l’alimentazione, dato fondo ai risparmi o aumentato il debito sulle loro carte di credito. Secondo i dati dell’ultimo censimento, il quarantaquattro per cento degli affittuari neri sostiene di non essere sicuro di poter pagare il prossimo affitto.
[…] Anche prima della pandemia la crisi degli alloggi colpiva sproporzionatamente di più le persone di colore. Nel 2019 circa 568 mila persone avevano passato almeno una note all’addiaccio; i neri rappresentavano il quaranta per cento di questa cifra, nonostante siano solo il tredici per cento della popolazione. Recentemente, la senatrice Elizabeth Warren ha proposto nuovi provvedimenti per estendere di un altro anno le protezioni federali per gli inquilini morosi. Ma il parlamento non prevede di iniziare a negoziare un nuovo pacchetto di aiuti, almeno per ora. Nel frattempo, il pacchetto di sussidi da tre miliardi dell’Heroes Act, che include una moratoria nazionale sugli sfratti, continua a languire in Senato. […] È questa la realtà che stanno cercando di far conoscere gli attivisti per la casa, sostenendo che non migliorerà se non con la lotta. Mentre richiedono un annullamento dei canoni e dei debiti per milioni di inquilini colpiti dalla pandemia, molti attivisti stanno legando le loro richieste al movimento nazionale per definanziare la polizia, visto che molte città si preparano all’arrivo di sceriffi, comandanti e altri agenti che sfratteranno gli inquilini con la forza.
SFRATTI MILITARIZZATI A OAKLAND
Dominique Walker è un attivista di Moms 4 Housing, un collettivo di madri senza tetto o in emergenza abitativa di Oakland, in California; ha dichiarato che la pressione esercitata del collettivo è stata decisiva per spingere i politici cittadini a estendere la moratoria sugli sfratti di Oakland fino al 31 agosto. Tuttavia, molte di queste madri dicono che la loro posizione è ancora a rischio e che non saranno in grado di pagare i canoni quando finirà la moratoria. […] L’affitto medio per un appartamento di una stanza a Oakland è di duemila e trecento dollari. Quando finirà la moratoria, molti inquilini si ritroveranno con un debito di diecimila dollari o più. Molti non saranno in grado di pagare e potrebbero finire per strada, dove raggiungeranno una popolazione di senza tetto già cresciuta del quarantasette per cento negli ultimi due anni.
Dopo aver lottato per mantenere la sua famiglia in una casa svolgendo due lavori, a novembre scorso Walker e tre altre madri hanno occupato una casa vuota di proprietà di un investitore al numero 2900 di Magnolia Street, per richiamare l’attenzione sulla “displacement machine”, la macchina per gli sfratti della città. L’ufficio dello sceriffo della contea di Alameda ha sfrattato le madri e i loro figli a inizio gennaio, con un’operazione altamente militarizzata. Gli agenti, in assetto antisommossa e armati con mitragliatori AR-15, si sono presentati con un veicolo blindato e un robot specializzato. Lo sfratto è costato quarantamila dollari alla contea — molto di più di quanto sarebbe costato alloggiare queste famiglie.
Oltre a chiedere l’annullamento dei canoni, le madri accusano l’ufficio dello sceriffo della contea di aver tagliato i fondi. Chiedono che questi fondi siano reinvestiti in organizzazioni che garantiscano gli alloggi e in un programma di avviamento al lavoro che permetta alle madri di ottenere le qualifiche necessarie per guadagnare almeno quaranta dollari l’ora – il salario minimo per poter affittare un appartamento di una stanza a Oakland. […] Walker spiega che il gruppo sta ancora lavorando per organizzare azioni in questa settimana, contro l’organo della contea che regola il budget. Lo sfratto di gennaio «sembrava la scena di un film. Non c’è ancora stata data spiegazione del perché abbiano usato così tanta forza, sono responsabili di aver utilizzato questi fondi per sbattere in strada delle madri e dei figli».
A NEW YORK SOTTO ACCUSA POLIZIOTTI E SCERIFFI
Sulla costa est, intanto, il comune di New York ha votato per un taglio di quattrocentocinquantasette milioni all’agenzia municipale per la casa, mentre ha allocato otto milioni e seicentomila dollari ad altri programmi per l’abitare. Il comune ha anche tagliato un miliardo dal bilancio del dipartimento di polizia, cancellando il programma di assunzione di 1.160 nuovi agenti.
Sia gli attivisti per la casa che quelli per la “responsabilizzazione” della polizia, alcuni dei quali protestano davanti al comune sin da martedì scorso, sostengono che il budget restante non riuscirà a coprire la duplice crisi provocata dalla violenza della polizia e dagli sfratti di massa, e che il comune abbia usato trucchi di bilancio per spostare soldi da una parte all’altra, come nel caso dei finanziamenti per l’addestramento della polizia sul budget del Dipartimento di Educazione.
Centinaia di inquiline e inquilini hanno manifestato la settimana scorsa fuori i tribunali della casa di almeno cinque distretti, appena riaperti, e in altre parti dello stato di New York, per chiedere la cancellazione dei canoni e del debito, e per protestare contro la fine della moratoria sugli sfratti del governatore Cuomo, terminata il 20 giugno. Finora il governatore ha resistito alle richieste di estensione della moratoria, prendendo le parti dei proprietari che devono continuare a pagare le tasse sulla proprietà, i servizi e i mutui. Gli attivisti per la casa temono che nei prossimi giorni potrebbero partire cinquantamila nuove cause per sfratto e che migliaia di quelle in corso prima del blocco di marzo possano ripartire.
Almeno diciannove organizzazioni di difesa legale, tra cui la Legal Aid Society e la Right to Counsel NYC Coalition, si oppongono alla riapertura dei tribunali statali per gli sfratti, sostenendo che mandare avanti i procedimenti non solo porterà al disastro gli inquilini, ma potrebbe anche esporre gli operatori legali al rischio del Covid-19. Sessantanove organizzazioni per il diritto alla casa di recente hanno scritto una lettera aperta al governatore chiedendo una moratoria generale per tutti gli affittuari dello stato di New York, valevole per tutta la durata della pandemia.
La coalizione di attivisti e inquilini Housing Justice for All, con sede a New York, sta chiedendo l’estensione della moratoria statale per il resto dell’anno, così come la cancellazione dell’affitto, dei mutui e delle bollette. Il gruppo ha aiutato a coordinare il più grande sciopero degli affitti in oltre un secolo, con almeno quattrocento famiglie in palazzi in cui oltre mille e cinquecento unità hanno sospeso il pagamento per il mese di maggio. Il cordinatore della campagna, Cea Weaver, afferma che il gruppo lotta anche per opporsi alla violenza della polizia in città, e ha richiesto il licenziamento di tutti gli sceriffi, ovvero quelli che consegnano gli ordini di sfratto. Le azioni della coalizione davanti ai tribunali per gli sfratti e davanti all’ufficio del sindaco Bill de Blasio hanno messo in luce il ruolo della polizia nei procedimenti.
La coalizione ha anche organizzato dei seminari sui legami tra la questione abitativa e la questione razziale. Questa settimana i suoi organizzatori stanno formando inquilini e attivisti sia alle azioni dirette che alle strategie legali per la difesa dagli sfratti. […] Gli attivisti per la casa di New York ricordano che la polizia nel 1984 uccise Eleanor Bumpurs, una donna nera di sessantasette anni, durante le operazioni di sfratto dalla sua casa popolare nel Bronx, ma anche altri casi più recenti di neri uccisi dalla polizia nei loro appartamenti, come Botham Jean a Dallas, in Texas, e Breonna Taylor a Louisville, nel Kentucky. «Dobbiamo evitare che le persone vengano sfrattate quando arrivano gli sceriffi, ma in realtà vogliamo intervenire molto prima», sostiene Weaver. Secondo lei, l’azione diretta e le tattiche legali non possono essere la soluzione definitiva. «Dobbiamo rafforzare la richiesta di una cancellazione dell’affitto. Non possiamo fermare gli sceriffi solo usando l’azione diretta». Una politica di cancellazione dell’affitto significa un programma che cancelli automaticamente tutti gli affitti, i mutui e le bollette accumulate durante la pandemia, e che si applichi universalmente a tutti gli inquilini e i proprietari.
Al di là della protezione e della cancellazione dell’affitto legata alla pandemia, Weaver sostiene la necessità di un’estensione dei diritti degli inquilini nel mercato privato, la soluzione al problema dei senza tetto, e nuovi investimenti nelle case popolari e in alloggi fuori dal mercato. È rincuorata dalle vittorie alle primarie dei democratici progressisti Jamaal Bowman, Mondaire Jones e Ritchie Torres, che hanno fatto campagna molto chiaramente per un programma di alloggi pubblici. Bowman, che ha nel suo programma una strategia nazionale per gli alloggi, questa settimana si è incontrato con le organizzazioni e i leader dei movimenti degli inquilini in sostegno a un blocco nazionale degli sfratti, come parte del movimento per la cancellazione degli affitti e della campagna “We Strike Together”.
NUOVI DATI SU BOSTON
Gli attivisti per la casa di City Life/Vida Urbana a Boston hanno organizzato picchetti anti-sfratto sin dagli anni Settanta, come spiega la coordinatrice dell’organizzazione, Lisa Owens. Ora, dice, il gruppo sta lavorando per offrire agli inquilini dei momenti di formazione online che li incoraggino a formare nuovi gruppi, oltre che a guidarli nelle pratiche per l’azione diretta. Il gruppo sta anche facendo pressioni per due proposte di legge che garantirebbero un anno di stabilità abitativa per gli inquilini, riaprendo la strada per il controllo sugli affitti. «Crediamo che bisogna intensificare le pratiche di azione diretta a seconda del livello di consapevolezza che si sviluppa in ogni persona, man mano che inizia a capire come lottare per il proprio caso», spiega Owens.
Almeno uno degli organizzatori del gruppo ha fatto parte delle campagne per deviare il dieci per cento del bilancio del dipartimento di polizia di Boston in servizi necessari per la comunità, in particolare l’accesso alla casa. La settimana scorsa il comune di Boston ha approvato un bilancio che conteneva solo qualche piccolo taglio alle paghe per gli straordinari della polizia, ma Owens dice che da allora gli attivisti per la casa e quelli per la responsabilizzazione della polizia stanno lavorando sempre più spesso insieme, a partire dai tentativi di ridurre i finanziamenti per il dipartimento di polizia.
Un rapporto pubblicato domenica scorsa e basato su tre anni di dati relativi alla questione abitativa, raccolti dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e da City Life/Vida Urbana, ha dimostrato che il settanta per cento delle cause per sfratto nel mercato libero di Boston avvengono nei quartieri di colore – soprattutto in quelli abitati da neri –, anche se solo la metà degli appartamenti in affitto della città è situata in questi quartieri. La pandemia ha prodotto un picco nelle cause per sfratto a Boston, già prima che lo stato ordinasse una moratoria ad aprile. Il settantotto per cento dei casi sospesi sono riconducibili a comunità di colore.
Annie Gordon è un’inquilina nera a rischio sfratto non appena verrà sospesa la moratoria. È una leader dell’associazione inquilini del complesso di appartamenti SoMa Apartments at the T, dove ha vissuto per quarantaquattro anni. Era già impossibilitata a pagare dal 2018, quando il proprietario del complesso aveva alzato gli affitti; poi è stata colpita dalla pandemia, che ha lasciato senza lavoro un familiare che la aiutava economicamente. Gordon ha spiegato che gli inquilini del suo palazzo sono decisi a difendersi se gli sceriffi tenteranno di sfrattarli, ma lo faranno usando pratiche non-violente per bloccarli. Apprezza i tagli del comune alle paghe per gli straordinari della polizia, e crede che finanziare case popolari sia «molto più importante» che pagare le ore in più dei poliziotti. L’associazione sta lavorando per negoziare con la compagnia che amministra l’edificio un aumento dell’affitto «un po’ più ragionevole» rispetto a quanto ha richiesto inizialmente. Ma ancora la proprietà non ha risposto a questa richiesta. «Io, ma anche gli altri inquilini, non sapevamo neanche di avere dei diritti, o che potevamo rispondere quando si parlava delle nostre case. Non lo sapevamo. Davamo per scontato che i proprietari hanno tutti i diritti», spiega.
Gli sceriffi e gli agenti che sfrattano gli inquilini con la forza nei quartieri abitati da neri non fanno altro che aggiungere nuova tensione a tutto ciò che queste comunità devono affrontare nella lotta per sopravvivere attraverso le tante crisi del paese. «Non mi pare proprio che la polizia che caccia la gente dalle sue case, stia facendo il suo lavoro per “proteggere e servire”», conclude Gordon. (candice bernd /traduzione di stefano portelli)
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