
15 marzo 2020. Enzo Saponaro è un medico che opera nel brindisino e un intellettuale pugliese la cui attività, tra interventi di base e medicina sociale, si inserisce nella traccia segnata da Rocco Mazzarone, che fu anche uno straordinario meridionalista, impegnato dal dopoguerra in poi in Lucania. A partire dalle sue specifiche competenze abbiamo posto alcune domande a Saponaro sulla situazione del contagio chiedendogli di interpretare la situazione in Italia, dalla prospettiva della punta (quasi) estrema dello stivale.
Cosa sta accadendo al momento?
Siamo assistendo a un caos soprattutto mediatico. Partiamo dai dati trasmessi ogni giorno per quanto riguarda i decessi da Covid-19. Oggi, a causa dell’emergenza, sembrano spariti i decessi per cancro e altre patologie letali. Perché lo sottolineo? Perché annunciare che ci sono in un certo giorno un certo numero di deceduti dovuti al Covid-19 resta un’ipotesi diagnostica, senza autopsia tu non puoi averlo come dato certo anche se a tutti appare tale. Gran parte dei morti sono persone risultate positive al Covid-19 ma che avevano anche varie patologie e un’età avanzata, dunque è stato il virus a farli morire o qualcos’altro? O tutti e due? Per dirlo con certezza ci vorrebbero le autopsie e quindi, mancando queste, non puoi certificare che il Covid è stato la causa principale del decesso. Stiamo trasmettendo ogni giorno un dato che però non è basato su una realtà scientifica dei fatti. È un dato indicativo ma non una certezza assoluta, perché fare l’autopsia a tutti è impossibile. L’unico dato certo sono i guariti.
Negli ultimi giorni il numero degli ammalati in isolamento domiciliare sta crescendo rispetto a quelli che vengono ricoverati. Questo cosa ci indica?
In ospedale ci va il paziente con la febbre superiore a 37,5 e con gravi problemi respiratori, il resto che ha sintomi lievi deve restare a casa, curarsi ed evitare di contagiare gli altri. Il caos viene dal fatto che non sappiamo perché a volte è il virus a prendere il sopravvento e altre volte è invece il sistema immunitario. Questo dato in crescita dei sintomi più lievi della malattia ci conferma che il Covid-19 è un virus altamente contagioso ma con una bassa letalità, almeno finora. Bisogna capire che rapporto intercorre tra il virus e il nostro sistema immunitario, non sappiamo se è il virus a essere molto aggressivo o se sono state le condizioni debilitate dei pazienti a determinare la gravità della malattia. Sono conclusioni che verranno fuori andando avanti con i dati epidemiologici, per ora possiamo ipotizzare che ogni individuo potrebbe reagire diversamente al virus e questo perché non conosciamo il rapporto tra il virus e noi. Per spiegare questo rapporto uso un esempio. Gli olandesi, all’università di Utrecht, hanno appena messo a punto un anticorpo monoclonale che va a distruggere gli spikes, cioè le chele con cui il virus si aggancia alle nostre cellule polmonari, in modo da impedirgli di riprodursi. In questo modo si indebolisce il virus per renderlo neutralizzabile anche da un sistema immunitario più debilitato. Mentre il farmaco antireumatico a base di anti-interluchina che si sta sperimentando in alcuni ospedali italiani è per i pazienti già gravi, questo anticorpo olandese verrebbe somministrato a quasi tutte le persone, sarebbe un farmaco preventivo che agisce proprio sul rapporto tra il virus e noi. Tra pochi mesi sarà pronto, ora va testato su un certo numero di pazienti. Ma ti rende l’idea di quanto è importante sapere come agisce il Covid-19 con il nostro sistema immunitario per bloccare il virus.
Quando avremo un quadro più certo?
In questi giorni, nei suoi bollettini di guerra quotidiani, il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS (Istituto Superiore della Sanità) rimarca sempre che i dati non ci permettono ancora di trarre conclusioni epidemiologiche. Stiamo studiando le curve di tendenza, stiamo studiando dei singoli casi clinici ma, come Brusaferro sottolinea, ci vuole del tempo per trarre delle conclusioni. Lui non si sbilancia perché sa che con i dati attuali ti puoi sbagliare, ma allo stesso tempo bisogna prendere decisioni importanti che però poi riguardano anche il governo. Bisogna notare che Brusaferro non semina terrore usando i dati di cui dispone, non fa previsioni.
L’unico dato certo è che ci sono molti contagiati e questo potrebbe mandare in tilt il sistema sanitario pubblico. Questa situazione però ci fa capire che la sanità privata non potrebbe mai assicurare la sopravvivenza a tutte le popolazioni. Di fronte a un’epidemia, la logica di mercato non potrebbe nulla tranne che curare chi ha i soldi per farlo, un poveretto no. Solo la sanità pubblica può assicurare le cure, ma l’hanno indebolita negli anni. Sia in Francia che in Germania esistono oggi oltre ventimila posti di terapia intensiva, in Italia poco più di seimila, oltre questi bisogna pagare per il ricovero. Pur se lo hanno indebolito, il sistema pubblico sta rispondendo dignitosamente, immagina se lo avessero potenziato. Solo ora che siamo in emergenza stanno stanziando soldi, stanno assumendo medici e aprendo strutture, così il virus mette in evidenza che la sanità pubblica non andava indebolita.
L’arrivo della primavera ci aiuterà a sconfiggere il virus?
Sono studi che riguardano l’epidemiologia e le scienze del clima. Un fatto che sappiamo è che i focolai cinesi e coreani e padani hanno condizioni ambientali simili in questa stagione e simile industrializzazione. Per esempio in Russia e in Canada, con temperature più rigide, il virus non si è propagato.
Come si sta muovendo l’Italia rispetto agli altri paesi?
Noi ora in Italia facciamo tamponi soprattutto sui pazienti sintomatici. In Cina e in Corea del Sud invece hanno optato per i tamponi diffusi per poi tracciare, grazie alla tecnologia, le mappe dei contatti dei pazienti positivi, mettendoli tutti in quarantena e abbattendo la diffusione nel resto del territorio. È quasi sicuro che l’infezione in Italia si sia presentata già da novembre 2019, ha avuto un po’ di mesi per spargersi prima che ce ne accorgessimo e a quel punto non si sapeva bene a chi fare i tamponi e a chi no; da questo è nato un caos di informazioni che continua fino a oggi. Tuttavia i medici in Italia stanno dando risposte notevoli all’emergenza. Le misure di contenimento andavano prese ma la loro valenza la vedremo solo dopo. La Gran Bretagna ha fatto una scelta di non contenimento, non credo che siano dei pazzi, li guardo con simpatia e mi auguro che quel tipo di approccio funzioni e non sia un disastro. (maurizio braucci)
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