La Boca è uno dei quartieri più famosi di Buenos Aires, grazie ai muri delle case colorati con vivaci pitture e al club calcistico del Boca, ma è anche uno dei quartieri più difficili della capitale. Non lontano dal centro, ha costruito la sua identità a partire dalla grande immigrazione italiana, dalla seconda metà dell’Ottocento, fino agli anni Cinquanta del Novecento.
A La Boca sembra di vivere in un piccolo paese. Tutti si conoscono e la gran parte dei cittadini, con le proprie peculiarità, vive con partecipazione le dinamiche del quartiere. Spostarsi da La Boca al quartiere Palermo significa trovare due mondi distinti: da una parte le piccole costruzioni fatiscenti, colorate da murales che raccontano la storia del posto, dall’altra parte edifici alti, ben curati, con custodi che ne sorvegliano gli ingressi. I quartieri bene, come Palermo, sono ricchi di negozi e grandi catene di franchising che costeggiano le strade affollate e trafficate. La Boca però non è lontana, così come le cosiddette villas, a cui non è riconosciuto neanche lo status di barrio, e dove sono relegati gli strati più poveri della società. Strade militarizzate e polizia presente in maniera massiccia.
Macri, l’attuale candidato repubblicano alla presidenza del governo, nonché capo del Governo di Buenos Aires dal 2007, ha cavalcato l’onda di paura che ha attraversato gli anni di crisi del paese. Ha promosso politiche securitarie e repressive, piuttosto che porre attenzione all’inclusione sociale e allo sviluppo dei quartieri in difficoltà. Solo a La Boca, negli ultimi cinque anni, sono morti per causa violenta ventisei giovani.
Nel 2007 Macri, subito dopo essere stato eletto capo del Governo di Buenos Aires, creò la Policia Metropolitana, un corpo appartenente solo alla Città di Buenos Aires, che è entrato in azione dal 2010. Le vicissitudini che hanno attraversato quest’arma sono varie: dai dirigenti imputati in vari processi, ai continui casi di gatillo facil, il grilletto facile, un fenomeno di cui gli uomini in divisa si rendono sempre più responsabili nei quartieri popolari.
Negli ultimi anni sono state frequenti le sparatorie e gli omicidi da parte della polizia a danno dei cittadini più poveri. L’ultimo di questi risale al nove novembre scorso, quando a La Boca un agente della polizia metropolitana ha sparato tre colpi di pistola contro un giovane ventenne inerme. Lucas stava rientrando a casa con sua figlia, e oggi si trova in fin di vita. Due dei colpi sono stati sparati mentre il giovane si trovava a terra sanguinante, dopo il primo proiettile sparato al collo, proprio davanti l’uscio di casa.
La prima dichiarazione della governatrice della provincia di Buenos Aires, María Eugenia Vidal, ha dato credito alla versione della polizia, che ha accusato Lucas di violenza di genere, notizia smentita in maniera plateale dai familiari e da tutti i testimoni. Subito dopo l’accaduto, la polizia ha tentato di coprire con vari mezzi l’azione dell’agente, ha rifiutato di raccogliere e mettere agli atti le testimonianze dei vicini di casa e di altri testimoni, e ha diffuso una versione poco credibile dell’accaduto.
Nell’ultima settimana è esplosa la rabbia dei cittadini de La Boca. Sono giorni di protesta e blocchi stradali nel quartiere, per denunciare l’ennesima violenza da parte della polizia porteña (di Buenos Aires). Una rabbia che si focalizza contro le politiche repressive e di emarginazione per i settori più in difficoltà della popolazione, portata avanti negli ultimi otto anni dall’alleanza elettorale di Macri, il PRO (Propuesta Republicana). Con questa stessa impostazione nasce l’Unita di Controllo dello Spazio Pubblico (UCEP) che in molti indicano come parte fondamentale delle «politiche governative fasciste», «create per ripulire la città dai poveri», reprimere i lavoratori e criminalizzare la protesta sociale.
Tra le tante mamme che partecipano alle proteste c’è Lucia. È la madre di Diego Nuñez, e con fermezza, dignità e rabbia, racconta della lotta che da tre anni porta avanti affinché sia fatta giustizia per la morte di suo figlio, che la notte del suo diciannovesimo compleanno fu ucciso da un poliziotto con tre colpi di pistola al corpo e due alla testa.
In questo momento pre-elettorale, insomma, La Boca si scopre un catalizzatore di eventi e rivendicazioni, dove le classi più deboli, assieme alle associazioni attive nel quartiere, si riappropriano delle strade per chiedere giustizia e diritti, piuttosto che politiche securitarie. Ogni sera il quartiere si riempie di ragazzi, amici e parenti di Lucas, dei genitori e dei figli di tutte le vittime dei gatillo facil, lasciando le strade bloccate da presidi che andranno avanti fino a quando Lucas non sarà uscito dall’ospedale. La rabbia viene intanto dipinta anche sui muri, dove spuntano murales che raccontano la storia dei ragazzi morti per mano delle istituzioni. Quello più grande porta la scritta “Ni un pibe menos” (non un ragazzo in meno) accanto ai ritratti di undici dei giovani morti negli ultimi cinque anni. (parsifal reparato)
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