da: StoriAmestre
A Parigi, le manifestazioni d’inizio maggio 2018 si sono svolte in un contesto fatto di scioperi, occupazioni universitarie e ricorrenze storiche. Il cinquantesimo anniversario del Sessantotto caratterizza in effetti la scena culturale parigina e trova spazio in numerosi musei e librerie. Per esempio, i manifesti di quel periodo sono stati il soggetto di una mostra all’École des Beaux Arts (l’Accademia delle Belle Arti). L’anniversario della Rivoluzione del 1848 e dell’abolizione della schiavitù in Francia, pur non essendo del tutto assenti, sembrano avere meno visibilità.
Dal punto di vista politico, la privatizzazione della SNCF (le ferrovie francesi) stabilita dal governo il 17 aprile, ha causato scioperi a giorni alternati che limitano tutt’ora il traffico sulle linee ferroviarie francesi. Questa riforma è molto delicata perché riguarda una categoria di lavoratori che è molto forte. In Francia i ferrovieri hanno tradizionalmente uno statuto particolare e un grande sostegno sindacale. Non sono però i soli a protestare in questo periodo: una serie di licenziamenti ha infatti mobilitato i dipendenti Carrefour, mentre il personale di Air France rivendica invece aumenti salariali. Vanno aggiunti ancora gli impiegati del settore sanitario, scesi in piazza in marzo contro una riforma prevista nel settore ospedaliero.
La riforma universitaria è un altro tema molto sentito in questo periodo a causa della modifica ai criteri di selezione per iscriversi agli studi superiori, resi più selettivi. Il malcontento degli studenti ha dato luogo a diverse occupazioni di università a Parigi e in altre città della Francia. Nella capitale, venerdì 20 aprile gli studenti dell’università Paris 1 che occupavano gli edifici di Tolbiac da quasi un mese sono stati evacuati dalle squadre antisommossa.
Le numerose contestazioni di questo periodo hanno messo in evidenza la questione della “convergence des luttes”, ovvero dell’unione delle diverse rivendicazioni in una critica d’insieme al governo francese. Resta difficile dire fino a che punto il sostegno a una causa specifica possa dar seguito anche a un movimento più vasto e contribuire quindi a renderlo politicamente significativo. Sono infatti in molti a sostenere le azioni dei ferrovieri o degli studenti senza però voler necessariamente fare cadere il governo. Negli ambienti militanti, questi interrogativi hanno alimentato dubbi e discussioni sulle strategie d’opposizione da attuare in questo periodo caratterizzato dalle importanti manifestazioni previste per inizio maggio.
Nel corso di queste manifestazioni, principalmente il corteo del primo maggio e quella battezzata “la Fête à Macron” del 5, e poi nei giorni seguenti, ho potuto raccogliere osservazioni e testimonianze che documentano questi dubbi e la varietà delle opinioni in merito alle strategie della contestazione in corso e i loro sviluppi.
Il corteo del primo maggio, nelle cronache giornalistiche ma anche nelle successive discussioni tra gli attivisti, è stato associato principalmente agli scontri tra manifestanti e polizia. La “Fête à Macron” ha voluto invece esplicitamente far convergere i diversi gruppi contestatari attivi in questo periodo. Lanciata da François Ruffin, a ridosso del primo anniversario dell’elezione a presidente di Emmanuel Macron ha avuto successo in termini di organizzazione e partecipazione, superando le incertezze iniziali.
Ho osservato le due manifestazioni muovendomi tra diversi punti, a partire dal momento dell’arrivo in piazza e della costituzione dei cortei, quando è stato possibile avere una prima visione d’insieme dei vari gruppi presenti; quindi gli spostamenti durante le marce, tendenzialmente dalla testa del corteo a ritroso, mi hanno permesso di cogliere meglio dettagli e atteggiamenti di singoli manifestanti.
La manifestazione del primo maggio
La manifestazione del primo maggio è stata coordinata in maniera indipendente dai sindacati della CFDT e della CGT, i quali hanno sfilato insieme agli altri gruppi sindacali. Tra questi erano presenti anche il sindacato studentesco (UNEF) e quello anarchico (CNT), oltre che partiti e associazioni diverse. La festa dei lavoratori è iniziata in un clima piuttosto conviviale durante l’assembramento dei vari gruppi a place de la Bastille. Fin dal primo pomeriggio musica, slogan, discussioni e bancarelle hanno animato l’attesa per il corteo. In questa fase le associazioni e i gruppi sindacali maggiori si sono fatti notare per l’importanza della loro presenza. Il sindacato studentesco invece non è sembrato particolarmente numeroso o attivo, nonostante i giovani presenti al corteo fossero molti.
Secondo Eric Lafon, direttore del Musée de l’Histoire Vivante di Montreuil, che ho intervistato nei giorni seguenti, benché naturalmente non siano gli studenti a essere il motore del primo maggio, la scarsa presenza dei loro rappresentanti alla manifestazione è emblematica del calo d’importanza del sindacato studentesco in Francia.
Per quanto riguarda le rivendicazioni espresse dai militanti, cartelloni e slogan hanno spesso allargato le questioni agitate dal sindacato CGT verso altri temi d’attualità. La riforma dei trasporti pubblici ha sicuramente avuto molta visibilità, ma allo stesso tempo erano presenti numerosi gruppi attivi per la Palestina, sostenitori della Catalogna e della ZAD (“Zone à défendre”) di Notre-Dames-des-Landes (movimento che da anni occupa un’area rurale a poca distanza di Nantes per evitare che vi sia costruito un aeroporto), oltre che i “sans papiers” (gli immigrati “irregolari”) e gruppi di inquilini. Numerosi anche i riferimenti in opposizione a Macron (“Macron t’as deraillé”, cioè “hai deragliato”, con ovvio riferimento alla questione SNCF) o alle lotte del 1968 (“Il faut faire mieux”; “Sous les pavées, la plage”). Durante le fasi iniziali e la formazione del corteo, piccoli gruppi autonomi, mascherati, vestiti di nero ed equipaggiati con guanti e maschere, sono stati avvistati qua e là. Poi si sono progressivamente riuniti in un blocco alla testa del corteo, senza che l’importanza numerica della loro presenza fosse chiara da subito. (federico boldini – continua a leggere)
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