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6 Ottobre 2023

La memoria come marketing. I murales di Ortica-Lambrate a Milano

Lucia Tozzi
(disegno di martina di gennaro)

“Gentile Elisabetta Invernizzi, per amor di chiarezza, in definitiva chiedo che il mio ritratto non sia inserito nel Murale dei Diritti, con la speranza che accogliere la mia richiesta non causi difficoltà nella attuazione pratica. Le invio il mio saluto. Franca Caffa”.

Elisabetta Invernizzi è l’ufficio stampa di OR.ME, Ortica Memoria, che si definisce “un’associazione di promozione sociale patrocinata dal Comune di Milano che promuove la rigenerazione urbana [il corsivo è mio] attraverso la realizzazione di attività culturali, artistiche, ricreative e formative. Nasce nel 2017 come progetto di arte partecipata con l’obiettivo di trasformare lo storico quartiere Ortica in un museo a cielo aperto attraverso la creazione di murales sui temi della Memoria e sulla storia della città di Milano”. Secondo il traballante Modello Milano, OR.ME è l’incarnazione del Bene.

Franca Caffa, genovese di nascita, è una storica e instancabile protagonista della lotta per il diritto alla casa a Milano, per anni presidente del Comitato Inquilini Molise-Calvairate, mente lucidissima nell’individuazione e nella denuncia delle forme sempre rinnovate dell’oppressione. OR.ME le ha comunicato che era stata ritratta nel “Murale dei diritti” in mezzo a duecento personaggi che si sono battuti per “cambiare in meglio la vita delle persone”, invitandola contestualmente all’inaugurazione con il vicesindaco e le altre autorità. Franca ha declinato l’invito e chiesto la cancellazione per tre motivi: perché Ortica Memoria non l’ha consultata prima di inserire il suo ritratto nel murale, perché la difesa dei diritti le sembra incompatibile con i membri di questa giunta, che ritiene responsabili dell’attuale situazione di Milano, e perché non vuole essere associata a questa forma di rigenerazione per mezzo dei murales che piace così tanto alle società immobiliari.

Il suo è un gesto rivoluzionario, intelligente, scandaloso per l’establishment ormai assuefatto a questa celebrazione continua della bontà, dei valori esemplari, delle virtù civiche, dell’inclusività, dell’identità di un quartiere, di un mestiere, di una comunità o della Memoria con la M maiuscola attraverso la proliferazione di muri dipinti. Una critica radicale a questo vero e proprio marketing della memoria oggetto di finanziamenti pubblici e privati, di innumerevoli conferenze stampa, di tour organizzati da fondazioni che dietro la facciata culturale rivelano quasi sempre affiliazioni con il mondo del Real Estate e di video promozionali commissionati dall’ufficio stampa del Comune o di qualche società immobiliare. “Non mi è possibile associare il volto di un bambino povero senza casa alle iniziative di Ortica Memoria – scrive Caffa – Io parlo un’altra lingua [il corsivo è mio]. Considero che la condizione attuale, nella Milano del Modello Milano, in Italia, in Europa, nel mondo, sia il risultato del processo di affermazione del dominio dei potenti sui dominati in corso da almeno un cinquantennio con sempre nuove invenzioni e nuovi esiti di disumanizzazione”.

Come tutti i grandi rifiuti di premi e celebrazioni dalla natura ambigua, il suo è un gesto tanto raro quanto magnifico. Ma per fortuna non è isolato. Un gruppo di attivisti di Lambrate, animato da Adriana Berra, commenta così l’ennesimo palazzo colorato apparso in quartiere: “Resterà un edificio non ricoperto da murales all’Ortica? Un quartiere che era caratteristico, e quasi leggendario di per sé, aveva veramente bisogno di tutti questi murales? E dei pullman di turisti che arrivano a frotte a visitare il ribattezzato ‘quartiere-museo’? Per non parlare di come la trasformazione in museo dei murales all’aperto abbia contribuito alla gentrificazione non solo dell’Ortica ma anche di Lambrate-Rubattino: prezzi delle case saliti alle stelle e un quartiere popolare sta diventando un quartiere per benestanti, da cui i ‘povery’ sono costretti ad andarsene. Tutto questo a opera di menti di sinistra. P.S. Esistono fior di studi su come i murales abbiano aperto la strada alla gentrificazione di quartieri negli Usa e altrove. Viene da chiedersi: chi ha operato la trasformazione dell’Ortica questi studi li ignora, oppure li conosce molto bene?”.

Sulla loro frequentatissima pagina Facebook “Lambrate-Rubattino riparte” emergono con una chiarezza assoluta le finalità del progetto This is Milano di Dils – uno dei grandi player immobiliari attivi in zona con gli interventi East Garden e Bistolfi 31 –: “restituire valore ai quartieri” cioè brandizzarli, traendo maggior profitto dal proprio investimento; organizzando feste, pubblicando podcast, narrazioni idilliache sulla storia e le curiosità locali e naturalmente visite guidate ai murales. Sul sito della società, in un video intitolato Una giornata con Giorgio Bartocci (street artist), Giovanni Lanzetti, presidente di OR.ME, e Ginetto Mori, il fondatore, dichiarano candidamente: “Abbiamo sviluppato un progetto con una chiara ambizione: creare un distretto a vocazione artistica, turistica, ma con una prospettiva internazionale”. Che equivale a vendersi i propri eroi partigiani con delle immagini scadenti a grande scala, per la gioia dei palazzinari.

La rivolta urbana contro la street art su commissione parte da Ortica-Lambrate e dalla rivendicazione di un’altra lingua, più limpida e articolata, finalmente di nuovo politica. (lucia tozzi)

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1 Comment

  1. Silvia Campaniile
    12 Novembre 2023 at 17:56

    Eccezzzzzzionale articolo!
    “questa celebrazione continua della bontà, dei valori esemplari, delle virtù civiche, dell’inclusività, dell’identità di un quartiere, di un mestiere, di una comunità o della Memoria con la M maiuscola attraverso la proliferazione di muri dipinti.” Aggiungerei un esclusivamente, ma il resto è perfetto!

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