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13 Agosto 2024

Il ritorno del presidente. Un nuovo episodio del gioco catalano

Stefano Portelli
(disegno di escif)

È senz’altro azzardato il tentativo della Puigdemón Entertainment di lanciare un nuovo capitolo del videogame in rete Catalunya Independent, a tanti anni dall’ultimo sequel. Dopo il flop della saga sul mercato europeo, solo una ristretta community di nerd segue ancora gli sviluppi di questo “epic adventure” fantapolitico, in cui i giocatori devono liberare un territorio da un re cattivo per creare una repubblica indipendente.

Certo, il riferimento al classico Star Wars: Knights of the Old Republic della Lucas è sempre stato invadente; ma al suo lancio nel 2017 il gioco catalano era sembrato innovativo ai gamers più attenti, con la sua combinazione insolita di un real-time strategy nelle stanze di palazzo, un simulatore geopolitico alla Power & Revolution e un “action role-player” in strada, nello scenario gothic del centro di Barcellona incendiato dalle manifestazioni indipendentiste.

Purtroppo, il successo travolgente dei nuovi giochi immersivi statunitensi degli ultimi anni – dalla distopia del 2020 della Pandemic al grand strategy Ukraine 2022 – avevano scaraventato questa saga nel dimenticatoio; al punto che oggi tra i gamers più giovani c’è anche chi confonde Puigdemón con Pokemón.

Per questo anche la fan base ha accolto con diffidenza il nuovo sequel lanciato l’8 agosto scorso a Barcellona, dal titolo Houdini al Parlament: un classico stealth in cui il president in esilio riappare nel mitico palazzo della Generalitat, uno degli scenari delle uscite precedenti, eludendo i bot del monarca crudele che gli danno la caccia, tipo i poliziotti e i Mossos d’Esquadra (una variante più robotica dei primi).

Ma c’è un primo epic fail: il gioco catalano ricorda troppo la scena dell’assalto alla Casa Bianca in Resident Evil J6: Capitol Riots del 2021, condendolo con una dose di magia (la sparizione “misteriosa” del president), purtroppo con un budget molto più basso, quindi senza le icone steampunk del survival horror statunitense, tipo lo sciamano cornuto. I nemici più pittoreschi che offre il gioco catalano sono i fascisti di Vox, una brutta copia degli zombie di Minecraft.

L’obiettivo del nuovo capitolo è lo stesso dell’ultimo sequel: tirare fuori di prigione i capi della rivolta, accusati ingiustamente di delitti orrendi e condannati ad anni di carcere, nonché ingannare il monarca cattivo. Indipendenza e repubblica rimangono un po’ troppo sullo sfondo; il plot-twist delle peregrinazioni internazionali del president non ha certo aiutato, e gli spin-off più particolari, come quello in cui i supereroi erano giornalisti e musicisti in esilio, erano stati per lo più ignorati dalla community.

Per raggiungere l’obiettivo, si hanno a disposizione sempre i soliti characters, corrispondenti ai diversi partiti indipendentisti; la modalità di gioco resta sempre il tend-and-befriend che ha reso speciale tutta la saga sin dall’inizio, per cui bisognerebbe collaborare invece che competere. Neanche Fortnite era arrivato a mettere davvero in crisi il mode survival, il tutti contro tutti, immaginando un gioco in cui si vince davvero solo unendo le forze tutti insieme!

Nel nuovo sequel, però, tutti i personaggi a disposizione si sono un po’ sgretolati. La Cup, tuttora il clan più divertente da giocare, praticamente non ha più skills tranne i bei discorsi (il writer staff è tra i migliori del mondo). Erc, la skin più giocata nella versione del 2017, ormai sembra un clan di cheater, dopo la total conversion che ha boicottato l’aspetto collaborativo del gioco. Già si capisce che questa squadriglia ce la ritroveremo a killare i nostri nel prossimo spin-off del gioco, come Venom Snake in Metal Gear Solid.

Ma soprattutto, manca completamente la parte action, che aveva reso interessante il gioco all’inizio. Nell’edizione di lancio del 2017 – il classico Referèndum: Road to Freedom – l’azzardatissima scelta di eliminare le armi nella parte battle royale, sostituite con tools ‘pacifisti’ – slogan divertenti, meme per dileggiare i nemici e farli esplodere di rabbia – aveva suscitato l’interesse della community, stanca dei soliti first-person shooter e dello hardcore gaming “sangue-e-budella” alla Mortal Combat.

Purtroppo, senza armi l’attenzione regge solo per i giocatori più appassionati; la dinamica del gioco è complicata e la gente si stufa. Tanto più che i cattivi invece sembra sempre che giochino a Gran Theft Auto, lanciando le volanti e le camionette sulla gente, e tu non li puoi neanche pushare quando te li trovi davanti. Nel sequel del 2019 Tsunami: Battle of Urquinaona gli sviluppatori avevano lasciato circolare una serie di mod che permettevano almeno di bruciare qualche cassonetto o di tirare una bottiglia ai Mossos, a quel punto passati dalla parte dei cattivi.

Il flop non ha fatto che confermare quello che già sospettavamo: il pubblico ha ancora bisogno del sangue per mantenere il circuito di reward adrenalina/dopamina, anche in un adventure multiplayer come la saga catalana. Immaginatevi World of Warcraft senza neanche una spranga, senza poter killare gli orchi! Non poteva funzionare. L’hype era durato poco già allora, figuriamoci dopo tutto questo tempo.

Poi, c’è il problema dei cattivi, che sono assolutamente inadeguati al ruolo. Dopo aver giocato contro nemici elaborati come Antón Castillo di Far Cry 6, o affascinanti come Sephirot di Final Fantasy, il monarca spagnolo e il falso president Salvador Illa sembrano davvero poco adatti a un’eventuale bossfight finale, se mai arriverà. Non si capisce neanche se davvero governino loro o se sono solo gli avatar di qualche forza aliena, tipo Blackstone Fortress di Warhammer 40.000.

I villain più interessanti sono forse gli ambigui Comuns, non-player-characters che mirano a far entrare i nemici nel palazzo con l’inganno, per consegnarlo al falso president. Immaginatevi se in Walking Dead i walkers fossero disegnati meglio degli umani! Alcuni gamer hanno addirittura preso le parti di questi bot.

Ma soprattutto, diciamolo: il vero problema è il personaggio del president Puigdemón, che è proprio disegnato male. Per quanto ci si affezioni, il suo character design è stato scadente sin dall’inizio: delle volte lo presentano come un hero con skill sovrumane, delle altre sembra semplicemente il tipico camperone rimasto a dodgiare gli attacchi, appellandosi a questa forza cosmica chiamata “Ue”, che però non arriva mai.

Gli sviluppatori hanno failato nel dargli tutta questa centralità, che ha ridotto il gioco catalano a un player vs environment ripetitivo, come alcuni gamers temevano sin dall’inizio. Certo, l’apertura del nuovo episodio è promettente, ma temiamo che la saga torni a impantanarsi. Bisognerebbe magari puntare sull’azione in strada. Una modalità di gioco un po’ più action, infatti, potrebbe risvegliare l’attenzione della community per il gioco catalano. Senza bisogno di scadere in un classico sparatutto vecchia scuola, senza dubbio un bel battle royale di massa in rete, sullo stile di Rise of Liberty, sicuramente rilancerebbe il titolo e l’intera saga, soprattutto se ambientato nello scenario distopico della Rambla di Barcellona invasa dai turisti. L’interesse ci sarebbe, lo si è già capito all’inizio dell’estate.

A quel punto si vedrebbe subito se i vari giocatori continueranno a trincerarsi dietro i soliti shieldini di partito, oppure se saranno davvero disposti a collaborare per conquistarsi questa benedetta repubblica. In quel caso, tutta la scena indie europea potrebbe avere un nuovo stimolo per uscire dal suo pantano. (stefano portelli)

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