Il Gruppo di supporto psicologico per i familiari dei detenuti che si sono tolti la vita, che sono deceduti per altre cause, o che vivono un calvario all’interno del sistema penitenziario nasce nel mese di luglio, dopo un contatto tra alcuni attivisti e attiviste e i familiari di un ragazzo che si sarebbe suicidato inalando il gas del suo fornelletto, nel carcere di Modena.
È possibile seguire le riunioni del gruppo ogni venerdì, dalle 17:45 alle 20:00. Le riunioni avvengono tramite una piattaforma on-line, con il supporto del dottor Vito Totire, psichiatra, attivista e portavoce del circolo “Chico Mendez” di Bologna. Durante gli incontri ognuno può raccontare la propria storia, parlare del proprio dolore e confrontarsi con altre persone che hanno vissuto la tragica esperienza di familiari morti all’interno delle carceri. Il link per accedere alla riunione settimanale viene pubblicato qualche giorno prima dell’incontro sul gruppo Telegram “Morire di carcere” e su quello Whatsapp “Sportello di supporto psicologico per i familiari dei detenuti” .
È possibile ricevere informazioni, ma anche raccontare in forma scritta la storia propria e del proprio familiare, anche scrivendo all’indirizzo e-mail dell’associazione Yairahia Ets (yairaiha@gmail.com). Avvocati, volontari, membri di associazioni, garanti delle persone private della libertà sono invitati a unirsi e a condividere il proprio punto di vista.
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Il caso di Marco Leandro Bondavalli racconta tanto delle storture del sistema carcerario italiano. Le sue condizioni di salute sono a uno stadio critico, a causa di gravi patologie che richiedono cure continue e specifiche. Bondavalli soffre di una sindrome da dumping, causata da interventi chirurgici passati, e di seri problemi renali. Ha perso in pochi anni la vista, quasi del tutto, e circa cinquanta chili. Queste malattie sono state trascurate sin dall’inizio della sua detenzione nel 2017, e ora la sua salute è drasticamente peggiorata.
La sindrome da dumping si manifesta quando lo stomaco si svuota troppo rapidamente e il cibo arriva velocemente nell’intestino, provocando una serie di problematiche. I sintomi, quotidiani, includono sensazione di pienezza, dolore addominale, nausea, vomito, diarrea e sudorazione eccessiva, oltre a vertigini, debolezza e palpitazioni cardiache.
Bondavalli si trova in degenza all’ospedale di Parma dall’11 aprile 2023, a causa di un grave stato pressorio che ha richiesto un ricovero d’urgenza. Mentre era in ospedale ha contratto diverse sepsi (setticemie) con febbre alta fino a quarantuno gradi. È in attesa di un intervento chirurgico laparoscopico all’intestino e allo stomaco, ma solo dopo un attento esame delle condizioni dei reni, in monitoraggio a causa delle infezioni ricorrenti, e l’accertata compatibilità dell’intervento con le numerose e continue complicanze. Nel frattempo, non può rientrare a casa per seguire la dieta rigidissima che il carcere non gli può garantire, e per affrontare con più serenità ed efficacia le complesse terapie. «I medici – spiegava già tempo fa sua sorella ai giornalisti de Il Dubbio– hanno detto che di certo non guarirà e che comunque sia rischierà la dialisi. A casa può avere la possibilità di ritardarla, ma non di evitarla». Il parere favorevole dell’azienda ospedaliera a un trasferimento del paziente a casa, espresso anche attraverso documenti scritti, non è stato preso in considerazione.
Le condizioni gravissime di salute di Bondavalli sono state denunciate a più riprese dall’associazione Yairahia e dalla senatrice Ilaria Cucchi, che hanno segnalato il caso alle autorità penitenziarie. Poco o nulla è stato fatto per aiutare l’uomo. Chi firma questo testo ha anche segnalato le irregolarità che si compivano durante i piantonamenti da parte di agenti di custodia all’ospedale, i quali non rispettavano le condizioni igieniche necessarie per prevenire la diffusione di infezioni, e non indossavano le mascherine protettive (una problematica riscontrata e confermata anche dagli operatori sanitari). La risposta ricevuta rigettava ogni accusa, e sembrava preoccuparsi più del possibile danno di immagine per l’azienda ospedaliera che dei seri rischi a cui incorreva il detenuto.
Il medico legale Matteo Tudini, nell’ultima relazione datata 8 settembre 2023, ha dichiarato che Bondavalli è “assolutamente incompatibile con la reclusione endocarceraria”. Ha sottolineato la difficile gestione dei cateterismi, che rappresenta un concreto rischio di morte per l’uomo all’interno del contesto carcerario, dove “l’assistenza da parte di agenti desta molte perplessità, considerando il lungo ricovero e le condizioni di degenza in cui si trova”.
Il medico psichiatra Vito Totire ha scritto al sindaco di Parma riguardo la situazione di Bondavalli; il sindaco ha chiesto alla garante dei detenuti comunale di seguire attentamente il suo caso, ma nonostante ciò il magistrato di sorveglianza ha rifiutato ancora una volta la richiesta di un trasferimento agli arresti domiciliari.
La storia di Bondavalli evidenzia una totale mancanza di rispetto da parte dell’istituzione e delle autorità carcerarie per la dignità di quello che è un essere umano prima che un detenuto, e un accanimento che non ha alcun senso, considerando l’impossibilità di fatto per Bondavalli di commettere nuovi reati nelle condizioni in cui si trova. Non è la prima volta che le condizioni di detenzione peggiorano lo stato di salute di un individuo, come è stato accertato dai medici in questo caso. Sarebbe invece responsabilità del sistema carcerario garantire il benessere dei reclusi, inclusa un’alimentazione e cure adeguate, oltre alla garanzia di condizioni igieniche degne. Nel caso specifico, anche la mancanza di personale infermieristico preparato e di attrezzature adeguate ha considerabilmente influito sulla situazione.
L’assenza di un trattamento dignitoso e dell’assistenza medica all’interno delle carceri è un tema enorme, di cui in pochissimi si fanno carico. Quello di Bondavalli è un caso estremo ed eclatante, ma sono tantissimi i detenuti che si trovano in condizioni di salute precarie o gravi e che non ricevono le cure di cui avrebbero bisogno e diritto, in esplicita contraddizione con l’articolo 32 della Costituzione che attribuisce allo Stato il compito di garantire la salute dei cittadini.
Bondavalli è al momento in attesa della camera di consiglio, prevista per il 6 febbraio 2024. É fondamentale che il magistrato competente intervenga per il differimento della pena o per la detenzione domiciliare, che permetterebbero al detenuto di tornare a casa al più presto e ricevere le cure personalizzate di cui ha bisogno.
Bondavalli non ha commesso delitti efferati o crimini gravi. È in carcere per truffa. Il suo fine pena è previsto nel 2046. (luna casarotti, yairaiha ets)
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